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Popetti

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    Popetti reacted to Massimiliano Doria in AC / Campionato Rally   
    Invito tutti gli amici di ROTW a partecipare al nostro primo campionato di Rally con Assetto Corsa. Vi aspettiamo numerosi, ciao a tutti!
    http://gtridersitalia.forumcommunity.net/?t=58626989
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    Popetti got a reaction from tuttotommaso in Nelson Piquet, lo spaccone   
    A qualcuno stava simpatico e ci ha costruito sopra un personaggio. Ad altri stava allegramente sulle scatole per il suo modo furbo di trattare la gente, arrivando anche al disprezzo e al dileggio. Di sicuro di Nelson Piquet si può dire tutto tranne che non sia stato un personaggio che ha segnato la F.1. 
    Proprio in Ungheria c’è forse l’unico momento in cui la sua classe è passata alla storia, con quel sorpasso all’esterno ad Ayrton Senna chiudendo la curva in controsterzo. Senza il drs attuale, senza tutte quelle menate che vengono usate oggi, anzi probabile che quella manovra, lui sulla Williams, Senna sulla Lotus, potesse essere sanzionata perché Piquet in pieno rettilineo aveva messo due ruote nell’erba per passare la Lotus del rivale brasiliano. 
    Ma il loro era odio, non competizione e questo fa capire il perché di una manovra spettacolare passata alla storia. E allora, ripercorriamola questa storia di Nelson Piquet. Al giorno d’oggi farebbe sensazione vedere un pilota disputare cinque GP con tre monoposto diverse, ma anche all’epoca la cosa non passò inosservata. 
    Piquet, la scommessa
    Purtroppo, però, per Nelson Piquet non c’erano alternative e pur di correre in F.1 si arrangiò al meglio. In Germania debuttò in F.1 con una Ensign, la gara dopo in Austria, Olanda e Italia era al volante della McLaren M23 riservata ai giovani nel programma Marlboro cominciato l’anno prima. Poi in Canada, fine stagione, per Piquet ci fu l’arrivo alla Brabham Alfa Romeo, squadra con la quale il brasiliano ha disputato sette stagioni vincendo due titoli mondiali. Anche se qualcuno lo chiamava zingaro, per via di una certa filosofia di vita, in realtà Nelson Piquet è sempre stato un pilota stanziale, uno che difficilmente cambia squadra perché legato ai rapporti umani. 
    Due brasiliani molto diversi
    Ma quando si presentò al via delle gare nel 1978, in pochi avrebbero scommesso su di lui. Anche perché l’anno precedente, nella F.3 europea, le aveva prese di santa ragione da Piercarlo Ghinzani, vincitore del campionato, e da altri novelli campioni più accreditati di Nelson. A dire il vero, anche in F.3 si era vista una speciale predisposizione alle donne, sport in cui Piquet ha eccelso presentandosi sempre con mogli e fidanzate di assoluto livello. E forse proprio per questo, nel confronto con l’altro brasiliano della sua epoca, Ayrton Senna, il contrasto era molto evidente: donnaiolo e sempre pronto a fare baldoria Piquet, quasi monacale e maniacale Senna.
    La rivalità trovava quindi le sue fondamenta anche nel diverso modo di affrontare la sfida in F.1. A giocare a favore di Nelson Piquet fu però il compagno di squadra Niki Lauda. L’austriaco, divorziato dalla Ferrari, con la squadra diretta da Bernie Ecclestone per Piquet è stato una specie di maestro da cui apprendere i rudimenti delle corse. La messa a punto, per cominciare, la tattica e la visione di gara. Che Nelson fosse veloce lo si è capito però subito. 
    Nel GP Usa Est del 1979 partì in prima fila, la prima pole invece fu del 1980, a Long Beach, poi bissata in Canada. E finita male dopo una toccata con Alan Jones che spedì, senza complimenti, il brasiliano contro il muro subito dopo il via. Eppure l’anno migliore di Piquet, in quanto a prestazioni, fu il 1984, con la conquista di 9 pole position, peccato che la sua Brabham BMW turbo non fosse affidabile come le rivali, ma a quel punto Piquet vantava già due titoli mondiali, vinti nel 1981 e 1983, sempre con la Brabham. 
    Contro la Ferrari Nelson ha potuto dire poco, perché nella trionfale stagione 1979, quando Scheckter e Villeneuve dominarono, la Brabham Alfa non era un fulmine di guerra, tanto che a metà stagione si passò dal motore V12 Alfa a un più classico Ford V8 con il quale corse anche nel 1980. E il 1979 rimane la stagione più difficile per Piquet, con tre uscite di pista in Argentina, Francia e Italia e il 15.posto  nella classifica iridata con appena 3 punti. 
    Alan Jones, la “bestia nera”
    La sua bestia nera furono però Alan Jones e la Williams, con i quali lottò duramente nelle due stagioni 80 e 81. In quest’ultima ebbe la meglio vincendo il primo titolo iridato grazie alla accesa rivalità fra i due compagni di squadra della Williams. Per tutto l’anno Reutemann e Jones si rubarono punti a vicenda e la scuderia inglese, senza nasconderlo, era dalla parte di Jones. In Brasile, infatti, Reutemann rifiutò di obbedire agli ordini di scuderia, che imponevano il sorpasso a favore del compagno di squadra. 
    Da quel momento, seconda gara del mondiale, i due corsero da separati in casa. Alla fine della stagione Piquet vinse il titolo per un solo punto su Reutemann e 4 su Jones. In Sudafrica, gara non valida poi per il titolo, aveva vinto Reutemann davanti a Piquet. Con quei punti sarebbe stato lui il campione del mondo e invece… 
    Diverso il discorso nel 1983. La Ferrari ha una monoposto imbattibile ma fragile quando è il momento di tenere botta. Arnoux e Tambay segnano pole a ripetizione, vincono il mondiale costruttori ma contro Piquet c’è poco da fare. In quella stagione cominciano i collegamenti TV prima del via e Nelson si distingue con una serie di battute ai danni del telecronista che lo intervista. Diventa subito un personaggio e quando finisce alla Williams, con Nigel Mansell compagno di squadra, la lotta fra i due è feroce, nella tradizione dei compagni di scuderia, ma la TV rende simpatico e popolare Nelson a scapito di Nigel, visto come un orso. A Imola, però, Piquet rischia grosso. 
    Paura a Imola
    Siamo al Santerno nelle qualifiche del GP del 1987. A oltre 300 all’ora Piquet esce alla curva del Tamburello, quella che sette anni dopo sarà fatale ad Ayrton Senna. Nelson riporta un trauma cranico ma vuole correre anche se i medici si diranno contrari. Piquet salta la gara ma percorre un giro di pista in sella a una moto e, senza casco, saluta il pubblico che sportivamente lo acclama.
    A fine anno arriverà il terzo titolo mondiale davanti a Nigel Mansell complice anche un grave incidente del pilota inglese. A Suzuka, durante le prove del venerdì, la Williams si scompone, urta contro le barriere. Per Mansell è la fine della stagione visto che sarà costretto a saltare anche il GP d’Australia. Nelson Piquet vince il titolo ma divorzia dalla Williams. 
    Disputa la stagione 88 al volante della Lotus Honda turbo, ma non ottiene vittorie. Gli va peggio nell’89 con la Lotus Judd: pochi cavalli, nessuna vittoria nell’epoca della McLaren Honda e della Ferrari che ha rivoluzionato il mondiale tecnicamente col cambio al volante e le molle a barra di torsione.
    Piquet vs Schumacher
    Nel 1990 Piquet va alla Benetton. Lo ha voluto il nuovo manager della scuderia, il giovane Flavio Briatore. Piquet torna alla vittoria a fine stagione 90, vincendo il GP del Giappone e d’Australia, chiude il mondiale al terzo posto. Nel 91, ultima sua stagione, vince ancora in Canada, ma a fine anno arriva Michael Schumacher. Il tedeschino va forte, è veloce. Fino a quel momento, GP d’Italia a Monza, Nelson Piquet aveva in squadra Roberto Moreno, brasiliano come lui, ma non certo un pilota impegnativo. 
    Le ultime cinque gare della stagione 91 per Nelson sono all’insegna della difesa. La classe e il mestiere di Piquet emergono e alla fine fanno la differenza nel confronto diretto con Michael Schumacher. Ma Nelson ha capito che la sua epoca è finita e lascia la F.1 senza rimpianti. Ha corso con una generazione di piloti che hanno scampato la morte e questa, per Nelson, è la vittoria più bella. Ma lo capirà dopo un grave incidente a Indianapolis nella categoria che disputa la 500 Miglia. 
    Poi qualche fugace apparizione nella F.3 brasiliana, con modella nuda al fianco, il figlio Nelson jr che approda alla F.1 con Briatore e poi il caso Singapore, con le accuse di padre e figlio al manager piemontese e l’uscita dalla F.1 di junior che però quest’anno ha vinto la F. E tornando alla ribalta mondiale.
    E poi a Zeltweg, col raduno dei piloti del passato e con Nelson senior scatenato in discoteca e  al ristorante a fare battute, ricordare il passato e a guardare le belle donne. E tutto, però, si raccorda con questo GP a Budapest, a quel sorpasso all’esterno a Senna. Una manovra che riassume una intera carriera nello sport, più dei titoli mondiali. 

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    Popetti reacted to troygengo in primo raduno della pietra   
    in attesa dell'estate e ritrovarsi per una giornata racing, troviamoci per una giornata culinaria in un posto meraviglioso nell'appenino reggiano, dove Dante vide il purgatorio, la Pietra di Bismantova a Castelnuovo monti dove risiede il nostro collega di passatempo e amico Marco Boni, la data è aprile domenica 3/10/17 scegliamo insieme tra queste date, l'orario per mezzogiorno essere alla pietra. l'invito è rivolto a tutti gli amici che condividono la nostra passione virtuale, in base poi a chi viene e con cosa viene ci organizziamo per andare su insieme, da Reggio Emilia, dalla stazione o dall'autostrada. postate le adesioni qui grazie . ciao a tutti 
    p.s. stesso post in vda real racing
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    Popetti got a reaction from Alex Tancio in Nelson Piquet, lo spaccone   
    A qualcuno stava simpatico e ci ha costruito sopra un personaggio. Ad altri stava allegramente sulle scatole per il suo modo furbo di trattare la gente, arrivando anche al disprezzo e al dileggio. Di sicuro di Nelson Piquet si può dire tutto tranne che non sia stato un personaggio che ha segnato la F.1. 
    Proprio in Ungheria c’è forse l’unico momento in cui la sua classe è passata alla storia, con quel sorpasso all’esterno ad Ayrton Senna chiudendo la curva in controsterzo. Senza il drs attuale, senza tutte quelle menate che vengono usate oggi, anzi probabile che quella manovra, lui sulla Williams, Senna sulla Lotus, potesse essere sanzionata perché Piquet in pieno rettilineo aveva messo due ruote nell’erba per passare la Lotus del rivale brasiliano. 
    Ma il loro era odio, non competizione e questo fa capire il perché di una manovra spettacolare passata alla storia. E allora, ripercorriamola questa storia di Nelson Piquet. Al giorno d’oggi farebbe sensazione vedere un pilota disputare cinque GP con tre monoposto diverse, ma anche all’epoca la cosa non passò inosservata. 
    Piquet, la scommessa
    Purtroppo, però, per Nelson Piquet non c’erano alternative e pur di correre in F.1 si arrangiò al meglio. In Germania debuttò in F.1 con una Ensign, la gara dopo in Austria, Olanda e Italia era al volante della McLaren M23 riservata ai giovani nel programma Marlboro cominciato l’anno prima. Poi in Canada, fine stagione, per Piquet ci fu l’arrivo alla Brabham Alfa Romeo, squadra con la quale il brasiliano ha disputato sette stagioni vincendo due titoli mondiali. Anche se qualcuno lo chiamava zingaro, per via di una certa filosofia di vita, in realtà Nelson Piquet è sempre stato un pilota stanziale, uno che difficilmente cambia squadra perché legato ai rapporti umani. 
    Due brasiliani molto diversi
    Ma quando si presentò al via delle gare nel 1978, in pochi avrebbero scommesso su di lui. Anche perché l’anno precedente, nella F.3 europea, le aveva prese di santa ragione da Piercarlo Ghinzani, vincitore del campionato, e da altri novelli campioni più accreditati di Nelson. A dire il vero, anche in F.3 si era vista una speciale predisposizione alle donne, sport in cui Piquet ha eccelso presentandosi sempre con mogli e fidanzate di assoluto livello. E forse proprio per questo, nel confronto con l’altro brasiliano della sua epoca, Ayrton Senna, il contrasto era molto evidente: donnaiolo e sempre pronto a fare baldoria Piquet, quasi monacale e maniacale Senna.
    La rivalità trovava quindi le sue fondamenta anche nel diverso modo di affrontare la sfida in F.1. A giocare a favore di Nelson Piquet fu però il compagno di squadra Niki Lauda. L’austriaco, divorziato dalla Ferrari, con la squadra diretta da Bernie Ecclestone per Piquet è stato una specie di maestro da cui apprendere i rudimenti delle corse. La messa a punto, per cominciare, la tattica e la visione di gara. Che Nelson fosse veloce lo si è capito però subito. 
    Nel GP Usa Est del 1979 partì in prima fila, la prima pole invece fu del 1980, a Long Beach, poi bissata in Canada. E finita male dopo una toccata con Alan Jones che spedì, senza complimenti, il brasiliano contro il muro subito dopo il via. Eppure l’anno migliore di Piquet, in quanto a prestazioni, fu il 1984, con la conquista di 9 pole position, peccato che la sua Brabham BMW turbo non fosse affidabile come le rivali, ma a quel punto Piquet vantava già due titoli mondiali, vinti nel 1981 e 1983, sempre con la Brabham. 
    Contro la Ferrari Nelson ha potuto dire poco, perché nella trionfale stagione 1979, quando Scheckter e Villeneuve dominarono, la Brabham Alfa non era un fulmine di guerra, tanto che a metà stagione si passò dal motore V12 Alfa a un più classico Ford V8 con il quale corse anche nel 1980. E il 1979 rimane la stagione più difficile per Piquet, con tre uscite di pista in Argentina, Francia e Italia e il 15.posto  nella classifica iridata con appena 3 punti. 
    Alan Jones, la “bestia nera”
    La sua bestia nera furono però Alan Jones e la Williams, con i quali lottò duramente nelle due stagioni 80 e 81. In quest’ultima ebbe la meglio vincendo il primo titolo iridato grazie alla accesa rivalità fra i due compagni di squadra della Williams. Per tutto l’anno Reutemann e Jones si rubarono punti a vicenda e la scuderia inglese, senza nasconderlo, era dalla parte di Jones. In Brasile, infatti, Reutemann rifiutò di obbedire agli ordini di scuderia, che imponevano il sorpasso a favore del compagno di squadra. 
    Da quel momento, seconda gara del mondiale, i due corsero da separati in casa. Alla fine della stagione Piquet vinse il titolo per un solo punto su Reutemann e 4 su Jones. In Sudafrica, gara non valida poi per il titolo, aveva vinto Reutemann davanti a Piquet. Con quei punti sarebbe stato lui il campione del mondo e invece… 
    Diverso il discorso nel 1983. La Ferrari ha una monoposto imbattibile ma fragile quando è il momento di tenere botta. Arnoux e Tambay segnano pole a ripetizione, vincono il mondiale costruttori ma contro Piquet c’è poco da fare. In quella stagione cominciano i collegamenti TV prima del via e Nelson si distingue con una serie di battute ai danni del telecronista che lo intervista. Diventa subito un personaggio e quando finisce alla Williams, con Nigel Mansell compagno di squadra, la lotta fra i due è feroce, nella tradizione dei compagni di scuderia, ma la TV rende simpatico e popolare Nelson a scapito di Nigel, visto come un orso. A Imola, però, Piquet rischia grosso. 
    Paura a Imola
    Siamo al Santerno nelle qualifiche del GP del 1987. A oltre 300 all’ora Piquet esce alla curva del Tamburello, quella che sette anni dopo sarà fatale ad Ayrton Senna. Nelson riporta un trauma cranico ma vuole correre anche se i medici si diranno contrari. Piquet salta la gara ma percorre un giro di pista in sella a una moto e, senza casco, saluta il pubblico che sportivamente lo acclama.
    A fine anno arriverà il terzo titolo mondiale davanti a Nigel Mansell complice anche un grave incidente del pilota inglese. A Suzuka, durante le prove del venerdì, la Williams si scompone, urta contro le barriere. Per Mansell è la fine della stagione visto che sarà costretto a saltare anche il GP d’Australia. Nelson Piquet vince il titolo ma divorzia dalla Williams. 
    Disputa la stagione 88 al volante della Lotus Honda turbo, ma non ottiene vittorie. Gli va peggio nell’89 con la Lotus Judd: pochi cavalli, nessuna vittoria nell’epoca della McLaren Honda e della Ferrari che ha rivoluzionato il mondiale tecnicamente col cambio al volante e le molle a barra di torsione.
    Piquet vs Schumacher
    Nel 1990 Piquet va alla Benetton. Lo ha voluto il nuovo manager della scuderia, il giovane Flavio Briatore. Piquet torna alla vittoria a fine stagione 90, vincendo il GP del Giappone e d’Australia, chiude il mondiale al terzo posto. Nel 91, ultima sua stagione, vince ancora in Canada, ma a fine anno arriva Michael Schumacher. Il tedeschino va forte, è veloce. Fino a quel momento, GP d’Italia a Monza, Nelson Piquet aveva in squadra Roberto Moreno, brasiliano come lui, ma non certo un pilota impegnativo. 
    Le ultime cinque gare della stagione 91 per Nelson sono all’insegna della difesa. La classe e il mestiere di Piquet emergono e alla fine fanno la differenza nel confronto diretto con Michael Schumacher. Ma Nelson ha capito che la sua epoca è finita e lascia la F.1 senza rimpianti. Ha corso con una generazione di piloti che hanno scampato la morte e questa, per Nelson, è la vittoria più bella. Ma lo capirà dopo un grave incidente a Indianapolis nella categoria che disputa la 500 Miglia. 
    Poi qualche fugace apparizione nella F.3 brasiliana, con modella nuda al fianco, il figlio Nelson jr che approda alla F.1 con Briatore e poi il caso Singapore, con le accuse di padre e figlio al manager piemontese e l’uscita dalla F.1 di junior che però quest’anno ha vinto la F. E tornando alla ribalta mondiale.
    E poi a Zeltweg, col raduno dei piloti del passato e con Nelson senior scatenato in discoteca e  al ristorante a fare battute, ricordare il passato e a guardare le belle donne. E tutto, però, si raccorda con questo GP a Budapest, a quel sorpasso all’esterno a Senna. Una manovra che riassume una intera carriera nello sport, più dei titoli mondiali. 

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    Popetti got a reaction from tuttotommaso in I temibili gruppi di WhatsApp   
    Il titolo dovete leggerlo mentalmente con la stessa voce di Paolo Villaggio in Fantozzi.
    Un tempo per dire a qualcuno in modo brillante che aveva rotto i coglioni si usava dire "sei simpatico come un riccio nelle mutande", oggi potremmo aggiornarlo con "sei simpatico come un gruppo su WhatsApp".

    I gruppi di WhatsApp, per chi non lo sapesse, sono formati con questa gerarchia:

    Il fondatore del gruppo. (L'Odino della rottura di coglioni)

    Gli amministratori creati dal fondatore. (I fedelissimi di Odino che hanno diritto esattamente come lui di cambiare nome al gruppo, immagine profilo e che possono invitare altre persone nella chat)

    Le spugne. (Si ritrovano nel gruppo contro la loro volontà ma non lo abbandonano continuando a sorbirsi notifiche e informazioni superflue)

    Il cazzeggiatore. (Quello che interviene solo con minchiate o argomenti fuori tema, figura pericolosissima se coincide con un amministratore o con Odino stesso)

    L'animalista. (Figura mitologica, lanciatrice di petizioni online e di cause importanti come salvare i gatti bonsai dal commercio)

    Il vegano. (Non vede l'ora di farti sapere che sta benissimo e che non parteciperà alla grigliata a meno che non ci siano bistecche di lupino)

    Il confuso (Colui che manda messaggi assolutamente personali per poi scrivere «Scusate ragazzi, non era per voi, mi spiace, le emorroidi sono un brutto problema non potete capire...». )

    Quello che si leva dalla chat (Si leva 3 minuti dopo esser stato inserito nella chat di gruppo, ma viene reinserito costantemente da uno degli amministratori)

    Forse si stava meglio un tempo, prima di tutta questa tecnologia; negli anni '60\70, quando la gente diceva  "facciamo una cosa di gruppo" tutto finiva  diversamente e i coglioni al limite ti facevano male per altri motivi
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    Popetti reacted to giaccc_71 in Gara 1 Silverstone   
    Per prima cosa ringrazio Mario Zevy Antonacci che anche per questa volta ci presta la sua connessione e la sua persona (     ).
    Poi per il piacere di chi assisterà alla diretta, questa volta non ci sarà l'individuo scalcinato delle scorse edizioni (     ), ma un professionale, preparato e bravo commentatore come Giuseppe Mazzei   
    Grazie ragazzi della collaborazione
    Link diretta
     
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    Popetti got a reaction from ilpinguo in I temibili gruppi di WhatsApp   
    Il titolo dovete leggerlo mentalmente con la stessa voce di Paolo Villaggio in Fantozzi.
    Un tempo per dire a qualcuno in modo brillante che aveva rotto i coglioni si usava dire "sei simpatico come un riccio nelle mutande", oggi potremmo aggiornarlo con "sei simpatico come un gruppo su WhatsApp".

    I gruppi di WhatsApp, per chi non lo sapesse, sono formati con questa gerarchia:

    Il fondatore del gruppo. (L'Odino della rottura di coglioni)

    Gli amministratori creati dal fondatore. (I fedelissimi di Odino che hanno diritto esattamente come lui di cambiare nome al gruppo, immagine profilo e che possono invitare altre persone nella chat)

    Le spugne. (Si ritrovano nel gruppo contro la loro volontà ma non lo abbandonano continuando a sorbirsi notifiche e informazioni superflue)

    Il cazzeggiatore. (Quello che interviene solo con minchiate o argomenti fuori tema, figura pericolosissima se coincide con un amministratore o con Odino stesso)

    L'animalista. (Figura mitologica, lanciatrice di petizioni online e di cause importanti come salvare i gatti bonsai dal commercio)

    Il vegano. (Non vede l'ora di farti sapere che sta benissimo e che non parteciperà alla grigliata a meno che non ci siano bistecche di lupino)

    Il confuso (Colui che manda messaggi assolutamente personali per poi scrivere «Scusate ragazzi, non era per voi, mi spiace, le emorroidi sono un brutto problema non potete capire...». )

    Quello che si leva dalla chat (Si leva 3 minuti dopo esser stato inserito nella chat di gruppo, ma viene reinserito costantemente da uno degli amministratori)

    Forse si stava meglio un tempo, prima di tutta questa tecnologia; negli anni '60\70, quando la gente diceva  "facciamo una cosa di gruppo" tutto finiva  diversamente e i coglioni al limite ti facevano male per altri motivi
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    Popetti got a reaction from tuttotommaso in Postazioni di guida   
    Complimenti anche a te Tommaso, bellissimo lavoro
    Certo che siete tutti molto appassionati e professional, bravi!! 
    Con le ottime postazioni che avete fatto si potrebbe fare un'esposizione o anche indire una specie di gara fra portali e premiare le più belle ed intriganti
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    Popetti reacted to WIZER Senna in Postazione   
    La regalo, ma non spedisco.
    Sono costretto a buttarla, ma se può interessare a quanlcuno ben venga!
     

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    Popetti got a reaction from salvo in Auguri Salvo   
    Auguri, Buon Compleanno
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    Popetti got a reaction from tuttotommaso in Emoji «parola» dell’anno: avanti così, a tutta manetta verso il geroglifico   
    Articolo di Andrea Scanzi
    La parola dell’anno non è una parola, e questo forse qualcosa vorrà dire. Lo staff della Oxford Dictionaries ha scelto un’emoticon. Anzi un emoji, simboli pittografici giapponesi il cui nome si deve alle parole immagine («e»), scrittura («mo») e carattere («ji»). L’emoji scelto come (non) parola dell’anno è la faccina che piange dal ridere: «Face with tears of joy». Nel 2015 è stata la faccina più usata nel mondo. E anche questo è sintomatico, perché evidentemente in tutto il mondo accadono un sacco di cose per cui occorrerebbe ridere fino a sganasciarsi. Solo che quelle cose sono evidentemente virtuali, o al massimo derubricabili a cazzeggio marginale, e dunque a ridere non è la persona fisica ma l’emoji. Una sorta di risata conto terzi: una risata per osmosi. L’emoji che ride ma piange (o viceversa) ha vinto al fotofinish sulle parole «rifugiato» e «Brexit».
    Secondo una ricerca di SwiftKey, la faccina che piange ma ride (o viceversa) è la più utilizzata a livello globale, e il suo utilizzo rispetto al 2014 è cresciuto del 4 per cento in Inghilterra e del 9 per cento negli Stati Uniti. Le classifiche sono opinabili per antonomasia e oltretutto questa è britannica: potrebbe, dalle nostre parti, essere tranquillamente sepolta da un disinvolto sticazzi. O forse no. Andrea Coccia, su Linkiesta, ha scritto ieri: «C’è qualcosa che rende un po’ triste questa scelta: nell’anno del signore 2015, infatti, iniziamo a vedere gli effetti del passare davanti a uno schermo luminoso la maggior parte del nostro tempo libero, quanto meno quello che usiamo per comunicare con gli altri (…) mentre la lingua è involuta a tal punto che l’uso del punto fermo in un messaggio può venir letto come un atto aggressivo; mentre è in atto tutto questo la parola dell’anno è un emoji che vuol dire “sto morendo dal ridere”. E non c’è niente da ridere». Arduo dargli torto. Di fronte alle emoticon (e alle emoji) le resistenze sono sempre più flebili.
    A non usarle rimangono giusto gli iper-puristi, un po’ come il protagonista dell’ultimo libro di Michele Serra (cioè Serra), che passa la vita a scagliarsi contro gli smartphone (pardon «egofono»): il regno per antonomasia delle faccine, che abbondano anzitutto negli sms e su whatsapp. Resistere alle emoticon ha la sua nobiltà, sebbene di solito chi non le usa – per contrappasso – tenda ad abusare di due abomini contemporanei: i punti esclamativi a casaccio e i puntini di sospensione come se piovesse.
    Le bacheche di Facebook sono quotidianamente devastate da post saturi di puntini di sospensione, quasi che ogni frase fosse sistematicamente interrotta da orgasmi continui (evento auspicabile, ma non così frequente). Chi abusa dei puntini di sospensione si giustifica dicendo che «lo faceva anche Céline», ma – appunto – era Céline. Anche il punto esclamativo andrebbe ponderato come e più dello zafferano. Se uno chiede «Andiamo a cena insieme?», non c’è bisogno di rispondere «Sì!!!!!», a meno che a chiederlo non sia stata Rosario Dawson in tacco 15 (a quel punto l’entusiasmo è più che motivato).
    L’emoticon ha i suoi vantaggi: è immediata, mette (se usata con parsimonia) buonumore e aiuta a far capire il tono del messaggio. Ha un effetto terapeutico e al contempo didascalico. In più fa molto «gggiovane», con tutti i rischi caricaturali che ciò sottende. Non sembra, ma aiuta anche a tenere attivo il cervello, perché in certi casi non si capisce proprio: perché quella faccina suda? E perché quell’altra ha la bocca dritta come un righello? Cosa vuol dire, cosa intende comunicarmi? Più che emoji, spesso sono vere e proprie sciarade. È però complicato reputare positiva la decisione dei cattedratici oxfordiani. Sarebbe come se la Crusca scegliesse «scialla» come parola del secolo. La dittatura dell’emoji che ride (ma piange) pare piuttosto raccontare un’umanità confusa. Asettica, scissa, un po’ rincitrullita. Sempre meno dialogante e sempre più immalinconita. Al punto da ridere, sì, ma per finta. Per sentito dire. E comunque a sua insaputa.
     
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    Popetti got a reaction from tuttotommaso in Intervista al vecchio leone - Nigel Mansell   
    Mansell: "F.1 senza rischio, con piste banali, e auto facili"

    Ciao, come va lì in Italia? E' bello rivedere una Ferrari così forte, vero? Spero che vinca tutte le gare che restano e che l'anno prossimo lotti per il Mondiale, ce n'è bisogno". L'inizio della telefonata con Nigel Mansell sembra una dichiarazione d'amore per la rossa, che gli è sempre rimasta nel cuore. Poco importa che il suo unico titolo mondiale sia targato Williams e che fra due settimane la F.1 tornerà in Messico, dove il campione inglese fu l'ultimo vincitore del GP nel 1992. Nella mente dei tifosi del Cavallino restano impressi gli anni ruggenti del Leone e quel sorpasso all'esterno della Peraltada sulla McLaren di Gerard Berger (1990) che tenne il cuore incollato ai teleschermi, ragione per cui la celebre curva dell'autodromo Pedro e Ricardo Rodriguez è stata appena intitolata a suo nome.
    A sentirla sembra entusiasta della Ferrari. Quest'anno l'ha stupita?
    "No, me lo aspettavo. La Ferrari è una delle poche squadre che può sempre sorprendere. Tre vittorie e tanti podi sono un grande bottino, ma l'anno prossimo può fare anche meglio. Mi auguro che diano a Vettel una macchina da titolo".
    Che pensa di Seb?
    "Un bravo ragazzo, che ha realizzato un'impresa vincendo 4 Mondiali da giovanissimo e ora sta facendo un lavoro incredibile a Maranello".
    Preferisce Vettel uomo squadra o Hamilton superstar da passerella?
    "Beh, Lewis in questo momento può permetterselo. Ha un grande team, vince con poca opposizione e perciò gli riesce tutto facile. Si diverte ed è rilassato. Come ha detto Sir Jackie Stewart, corre su un tappeto rosso. Rosberg è stato frenato dai problemi di affidabilità, ma ha gareggiato troppo in difesa. Servirebbe una Ferrari più vicina alle Mercedes e in generale più concorrenza, come nella mia epoca, quando Senna, Prost, Piquet e io eravamo sempre in lotta".
    Che cosa cambierebbe della F.1 di oggi?
    "Devono cambiare le regole, lo dico da molti anni. Ai miei tempi eri fortunato se avevi tre ingegneri, oggi ai box ce ne sono trenta. Le auto avevano gomme più large e con più grip, ma scivolavano in curva e il pilota poteva tirare fuori il suo stile. Oggi sono docili da guidare, il muretto ti dice che cosa fare in ogni momento e i piloti non hanno più la possibilità di esprimersi. Se guidi in modo aggressivo, fai fuori le gomme, quindi devi andare più piano. E dispositivi come l'ala mobile (il Drs; n.d.r. ) sono una follia: che abilità c'è a sorpassare così?".
    Servirebbero anche personaggi come Hunt, Lauda, Senna, Prost e lei, non crede?
    "Non è colpa dei piloti. La verità e che oggi sono limitati e condizionati. Imparano i circuiti al simulatore, vanno in pista solo per le gare e non hanno tempo per visitare davvero i Paesi e arricchirsi come uomini, conoscendo diverse culture".
    Che cosa pensa di Verstappen competitivo in F.1 a 18 anni?
    "È chiaro che ha talento, ma è il perfetto esempio dell'evoluzione del pilota attuale. Sorprende che vada forte su una pista senza averci mai girato, merito del simulatore, e non deve conoscere a fondo la meccanica, ci pensano gli ingegneri. Senza contare un altro fattore: i ragazzi di adesso hanno meno da temere, perché le vetture sono molto sicure. Lo schianto di Verstappen a Montecarlo in passato poteva costare molto caro. Tanti hanno smesso di correre dopo incidenti simili".
    Per la sicurezza è stata modificata anche la Peraltada, che era velocissima.
    "È accettabile fino a un certo punto. Troppi circuiti sono diventati anonimi. Vorrei che vi fossero ancora curve dove si rischia e dove uno sbaglio si paga, ma non con la vita. Bastano vie di fuga sufficienti".
    Chi è il pilota che le somiglia di più. La Gazzetta ha azzardato Ricciardo.
    "Daniel ha un incredibile potenziale, ma a me piacciono Seb, Lewis, Alonso e anche Button, quando ha l'auto a posto".
    È un peccato vedere Alonso così in crisi?
    "Spero che abbia imparato a essere più paziente di quanto non fosse alla Ferrari. Lo spero per la McLaren e per la Honda. I giapponesi non hanno problemi economici e credo che nel 2016 saranno competitivi, sfruttando l'esperienza di quest'anno. Piuttosto, che F.1 è con la Red Bull, che schiera quattro auto, a rischio ritiro perché non trova un motore?".
    Chi è il migliore fra Hamilton, Vettel e Alonso?
    "Sono tre grandi, mi piacerebbe vederli sulla stessa macchina per scoprirlo".
    E il personaggio numero uno della F.1?
    "Quello resta sempre Bernie Ecclestone. A miglia di distanza sugli altri".  Articolo di Luigi Perna
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    Popetti got a reaction from Iarno in Intervista al vecchio leone - Nigel Mansell   
    Mansell: "F.1 senza rischio, con piste banali, e auto facili"

    Ciao, come va lì in Italia? E' bello rivedere una Ferrari così forte, vero? Spero che vinca tutte le gare che restano e che l'anno prossimo lotti per il Mondiale, ce n'è bisogno". L'inizio della telefonata con Nigel Mansell sembra una dichiarazione d'amore per la rossa, che gli è sempre rimasta nel cuore. Poco importa che il suo unico titolo mondiale sia targato Williams e che fra due settimane la F.1 tornerà in Messico, dove il campione inglese fu l'ultimo vincitore del GP nel 1992. Nella mente dei tifosi del Cavallino restano impressi gli anni ruggenti del Leone e quel sorpasso all'esterno della Peraltada sulla McLaren di Gerard Berger (1990) che tenne il cuore incollato ai teleschermi, ragione per cui la celebre curva dell'autodromo Pedro e Ricardo Rodriguez è stata appena intitolata a suo nome.
    A sentirla sembra entusiasta della Ferrari. Quest'anno l'ha stupita?
    "No, me lo aspettavo. La Ferrari è una delle poche squadre che può sempre sorprendere. Tre vittorie e tanti podi sono un grande bottino, ma l'anno prossimo può fare anche meglio. Mi auguro che diano a Vettel una macchina da titolo".
    Che pensa di Seb?
    "Un bravo ragazzo, che ha realizzato un'impresa vincendo 4 Mondiali da giovanissimo e ora sta facendo un lavoro incredibile a Maranello".
    Preferisce Vettel uomo squadra o Hamilton superstar da passerella?
    "Beh, Lewis in questo momento può permetterselo. Ha un grande team, vince con poca opposizione e perciò gli riesce tutto facile. Si diverte ed è rilassato. Come ha detto Sir Jackie Stewart, corre su un tappeto rosso. Rosberg è stato frenato dai problemi di affidabilità, ma ha gareggiato troppo in difesa. Servirebbe una Ferrari più vicina alle Mercedes e in generale più concorrenza, come nella mia epoca, quando Senna, Prost, Piquet e io eravamo sempre in lotta".
    Che cosa cambierebbe della F.1 di oggi?
    "Devono cambiare le regole, lo dico da molti anni. Ai miei tempi eri fortunato se avevi tre ingegneri, oggi ai box ce ne sono trenta. Le auto avevano gomme più large e con più grip, ma scivolavano in curva e il pilota poteva tirare fuori il suo stile. Oggi sono docili da guidare, il muretto ti dice che cosa fare in ogni momento e i piloti non hanno più la possibilità di esprimersi. Se guidi in modo aggressivo, fai fuori le gomme, quindi devi andare più piano. E dispositivi come l'ala mobile (il Drs; n.d.r. ) sono una follia: che abilità c'è a sorpassare così?".
    Servirebbero anche personaggi come Hunt, Lauda, Senna, Prost e lei, non crede?
    "Non è colpa dei piloti. La verità e che oggi sono limitati e condizionati. Imparano i circuiti al simulatore, vanno in pista solo per le gare e non hanno tempo per visitare davvero i Paesi e arricchirsi come uomini, conoscendo diverse culture".
    Che cosa pensa di Verstappen competitivo in F.1 a 18 anni?
    "È chiaro che ha talento, ma è il perfetto esempio dell'evoluzione del pilota attuale. Sorprende che vada forte su una pista senza averci mai girato, merito del simulatore, e non deve conoscere a fondo la meccanica, ci pensano gli ingegneri. Senza contare un altro fattore: i ragazzi di adesso hanno meno da temere, perché le vetture sono molto sicure. Lo schianto di Verstappen a Montecarlo in passato poteva costare molto caro. Tanti hanno smesso di correre dopo incidenti simili".
    Per la sicurezza è stata modificata anche la Peraltada, che era velocissima.
    "È accettabile fino a un certo punto. Troppi circuiti sono diventati anonimi. Vorrei che vi fossero ancora curve dove si rischia e dove uno sbaglio si paga, ma non con la vita. Bastano vie di fuga sufficienti".
    Chi è il pilota che le somiglia di più. La Gazzetta ha azzardato Ricciardo.
    "Daniel ha un incredibile potenziale, ma a me piacciono Seb, Lewis, Alonso e anche Button, quando ha l'auto a posto".
    È un peccato vedere Alonso così in crisi?
    "Spero che abbia imparato a essere più paziente di quanto non fosse alla Ferrari. Lo spero per la McLaren e per la Honda. I giapponesi non hanno problemi economici e credo che nel 2016 saranno competitivi, sfruttando l'esperienza di quest'anno. Piuttosto, che F.1 è con la Red Bull, che schiera quattro auto, a rischio ritiro perché non trova un motore?".
    Chi è il migliore fra Hamilton, Vettel e Alonso?
    "Sono tre grandi, mi piacerebbe vederli sulla stessa macchina per scoprirlo".
    E il personaggio numero uno della F.1?
    "Quello resta sempre Bernie Ecclestone. A miglia di distanza sugli altri".  Articolo di Luigi Perna
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    Popetti got a reaction from tuttotommaso in Zolder, 8 maggio 1982...   
    Sono 33 anni che Gilles non c'è più. Dall'8 maggio dell'82.
    Nel giro di rientro ai box durante le qualifiche del Gran Premio del Belgio, Gilles tirava come non riusciva a non fare e volò sulla ruota della March di Jochen Mass.
    La sua Ferrari si impennò e nel ricadere al suolo lo sbalzò fuori dall'abitacolo.
    Gilles Villeneuve finì così la sua breve ma intensa vita contro un paletto delle reti di protezione.



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    Popetti got a reaction from tuttotommaso in Dedicato a...Michele Alboreto   
    Ciao ragazzi, volevo segnalarvi che questa sera su RaiSport2, sarà trasmesso uno speciale molto bello e completo del compianto Michele
    Tenete d'occhio l'orario, comunque dopo il giro di Lombardia di ciclismo
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    Popetti got a reaction from danipoli85 in progetto volante personalizzato   
    Bravo Daniele, complimenti per l'ottimo lavoro
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